Invecchiare in Italia, in particolare al Sud, è un privilegio per pochi.
Ospedali affollati, poche e costose strutture dedicate a persone non autosufficienti, assistenza domiciliare privata con costi per molti inaccessibili.
Il diritto all’assistenza, dopo una vita di lavoro, dovrebbe essere sacrosanto. La realtà è che attualmente solo circa il 13% degli anziani e il 52% di quelli non autosufficienti usufruisce dell’indennità familiare, ammesso che arrivi quando si è ancora in vita.
Tutto ciò ricade inevitabilmente sulle famiglie che devono effettivamente “arrangiarsi” dal punto di vista psicologico ed economico destinando, oltre la pensione dell’anziano, anche parte del proprio reddito alle esigenze del malato – acquisto medicine, badanti, riabilitazione e assistenza infermieristica – e spesso accade anche che chi ricopre il ruolo di caregiver, cioè chi si occupa in modo prevalente dell’anziano, è costretto addirittura a dover lasciare il proprio lavoro.
Come far fronte a questa emergenza che affligge milioni di famiglie e che nel prossimo futuro aumenterà a dismisura – gli over 65 saranno 4 milioni nel 2045 – considerando l’allungamento progressivo della vita?
Un grande aiuto viene dalla cultura della previdenza: provvedere in anticipo, con il supporto di un consulente specializzato, per una pianificazione finanziaria adeguata al fine di destinare una quota del proprio reddito per una vecchiaia serena.
Creare vere e proprie integrazioni sanitarie laddove il SSN (Sistema Sanitario Nazionale) non riesce a garantire prestazioni e usufruendo anche di interessanti agevolazioni fiscali in caso di adesione a fondi sanitari e a Società di Mutuo Soccorso.
Ifb Broker